con Umberto Orsini e Massimo Popolizio
e con Giuliana Lojodice
di Michael Frayn
scene Giacomo Andrico
costumi Gabriele Mayer
luci Carlo Pediani
regia Mauro Avogadro
In un luogo che ricorda un’aula di fisica, immersi in un’atmosfera quasi irreale, tre persone, due uomini e una donna, parlano di cose accadute in un lontano passato; quando tutti e tre erano ancora vivi. Sono Niels Bohr (Orsini), sua moglie Margrethe (Lojodice) e Werner Karl Heisenberg (Popolizio).
Il loro tentativo è di chiarire che cosa avvenne nel 1941 a Copenaghen, quando improvvisamente il fisico tedesco Heisenberg fece visita al suo maestro Bohr in una Danimarca occupata dai nazisti. Entrambi coinvolti nella ricerca scientifica, ma su fronti opposti, probabilmente vicini a un traguardo che avrebbe portato alla bomba atomica, i due scienziati ebbero una conversazione nel giardino della casa di Bohr.
Il soggetto di quella conversazione ancora oggi resta un mistero e per risolverlo la Storia ha avanzato svariate ipotesi. Perché l’allievo andò a Copenaghen a trovare il suo maestro? Essendo Heisenberg a capo del programma nucleare militare tedesco voleva, in nome della vecchia amicizia, offrire a Bohr, che era mezzo ebreo, l’appoggio politico della Gestapo in cambio di qualche segreto? O al contrario essendo mosso da scrupoli morali, anche se tormentato dalle conseguenze che sarebbero potute ricadere sul destino della sua patria martoriata e che lui amava pur non essendo nazista, tentava di rallentare il programma tedesco fornendo a Bohr, che era schierato con gli alleati, informazioni sull’applicazione dei fondamenti teorici della fissione?